Museo
le cose dimenticate

Le
cose perdute, gli oggetti del vivere quotidiano del tempo che fu: le
cose dimenticate appunto, perché oggi sostituite appunto da
apparecchi elettrici, elettronici o dotati di motore a scoppio, sono
protagoniste de piccolo museo di Valloria. Per l’anziano rivedere
questi oggetti porta ricordi a volte nostalgici, più spesso legati
alla fatica del vivere. Per i figli, e più per i nipoti, rappresenta
motivo di curiosità, se non addirittura di paragoni che possono far
meditare.
Il
museo è stato allestito nell’oratorio di Santa Croce, costruito
nel 1587 e così chiamato in quanto fu sede della confraternita
omonima che nel 1715 si distinse per aver contribuito , con grande
lungimiranza, a canalizzare le acque di alcune sorgenti locali in
tubi di piombo convogliandole nella fontana a tre archi della piazza.
Proprio quella che, oggi, è stata presa a simbolo dell’associazione
“Amici di Valloria”.
All’interno,
trovano spazio ambientazioni dedicate essenzialmente agli oggetti di
uso domestico e a quelli artigianali, legati alle attività del
borgo.
Un’altra
ambientazione riguarda gli attrezzi di uso contadino relativi alla
coltivazione dell’ulivo e alla produzione dell’olio, che per
molti anni ha rappresentato la ricchezza della valle.
Un
reperto interessante à l’aratro primitivo, formato da un robusto
tronco ricurvo terminante con una punta rinforzata che solcava il
terreno e rompeva le zolle.
L’oggetto
più caratteristico della raccolta è però lo strumento musicale
detto “ripercussiva”: una via di mezzo tra il pianoforte e
l’organetto, costruito in maniera integralmente artigianale da
Giacomo Pisani detto “Minetto” (1886-1959), un geniale artista
inventore che, da autodidatta, riuscì anche a creare un singolare
violino nonché una macchina fotografica con autoscatto. Tutti questi
oggetti oggi sono visibili nel museo. Sulle pareti fanno bella mostra
alcune antiche e pregiate tele lavorate a mano dalle donne del luogo,
quando le sere d’inverno erano illuminate dalle fioche luci dei lumi ad
olio di oliva (di cui si possono osservare alcuni esempi).
L’economia
rurale era basata sul principio dell’autosufficienza. Ed ecco
ancora la genialità degli abitanti inventare tanti oggetti utili:
per macinare il grano in casa, per tostare i ceci e il caffè, per
fare il burro e così via. Questi strumenti, veramente dimenticati,
sono stati ora riportati alla luce da una paziente ricerca nei solai
e nelle cantine delle case dei nonni, dove erano ricoperti dalla
polvere degli anni. Interessanti anche gli arredi, tutti originali.
La mostra è stata curata in ogni suo dettaglio dalla preziosa
esperienza degli architetti milanesi Rosario Curcio e Antonio
Lamonarca, ed è visitabile telefonando ad uno dei seguenti numeri: 0183 282742 (Ristorante Antiche Bontà di Valloria) / 348 4645092 (Frantoio Balestra) /
0183 282396 (Sig.ra Virginia).
|